Nell’era della digitalizzazione anche i processi di recruiting sono stati investiti da una profonda trasformazione. La massiccia attività social dei milioni di utenti che ne fanno uso, ha indotto i selezionatori a spostare le loro attività su questi canali e dunque a ridefinire le proprie competenze per essere in linea con gli strumenti richiesti.
Inizialmente LinkedIn, storicamente deputato a questo genere di attività, è stato il social più frequentato dai candidati e dunque la principale area di azione dei recruiter. Oggi i recruiter sanno di dover adottare sui social un approccio più “itinerante” per capire gli interessi di possibili candidati e portarli a conoscenza della propria organizzazione.
Il Social recruiting per questo motivo, è sempre più legato all’employer branding, processo determinante per entrare in contatto con candidati attivi sui social.
Secondo uno studio Potentialpark del 2017, l’80% dei candidati si rivolge alle career page aziendali per reperire informazioni sulle organizzazioni, il 51% si avvale dei social network professionali e il 32% di altri social media.
L’elemento su cui principalmente i recruiter “indagano” sui social riguarda tutte le dinamiche relazionali dell’utente, potenziale candidato, consapevoli del fatto che ci sono aspetti delle persone che in un colloquio potrebbero non emergere, e che invece sui social potrebbero mostrarsi con maggiore facilità e trasparenza.
Le persone tendono ad agire sui social in maniera rilassata, condividendo su Instagram, Facebook, Twitter le proprie idee in maniera più o meno esplicita, sostenendo posizioni all’interno di conversazioni o condividendo iniziative di altri.
Tuttavia il mondo dei social, in termini di Social recruiting, presenta alcune complessità. In primo luogo, nonostante i numeri importanti di utenti iscritti a più social, esistono fasce di utenti non attivi e percentuali di persone non iscritte per scetticismo o disinteresse.
In secondo luogo non è affatto scontato che un recruiter riesca a individuare profili interessanti ed entrare in contatto con loro perché, non dimentichiamo, che molti profili sono protetti dalle impostazioni a tutela della privacy. Per questo l’employer branding, si conferma come uno strumento di indubbia efficacia per rendersi rintracciabili da talenti interessanti.